Bengala Occidentale: a Nandigram come nel Far West
Due morti e un numero imprecisato di feriti nella zone di Nandigram che già nel marzo scorso era stata teatro di un vero e proprio massacro. L’intera zona si è trasformata di nuovo ieri in un campo di battaglia, con scontri a fuoco che dalle prime luci dell’alba fino a quasi mezzogiorno non hanno risparmiato persone e cose. Una vera e propria guerra per bande, tra i “quadri” inviati a migliaia dal Partito di Governo del Bengala occidentale (il Partito Comunista Indiano-Marxista, o CPI-M) e le “squadre” del Trinamool Congress.
Motivo della battaglia: gli oltre 20 mila acri di terra, che oltre un anno fa erano stati destinati dall’Amministrazione del Bengala occidentale (alias Bhuddadeb Bhattacharjee) al colosso petrolchimico indonesiano Salim. Ma contro il consenso della popolazione contadina. La resistenza nell’area di Nandigram si era fatta l’anno scorso particolarmente compatta dopo la stagione di turbolenze scoppiate intorno alle aree agricole di Singur, dove 1000 acri di terreno erano stati autoritariamente requisiti (2.12.2006) per fare spazio agli impianti Tata Motors per la produzione della “low cost car”, nell’ambito dell’articolata Joint Venture con la nostra Fiat. L’inflessibilità del Governatore del Bengala Occidentale, a fronte di indennità decisamente inferiori ai prezzi di mercato della terra (oltretutto in vivacissima e continua crescita in tutta l’India) non era riuscita a vincere la riluttanza del 50% dei proprietari – alimentando una protesta che con diversa intensità e con dinamiche diverse, non si è mai placata.
Anche in questo ultimo episodio a Nandigram, le responsabilità dell’Amministrazione locale, nel ruolo di “supporter” e sembrerebbe di capire “fomentatore” dei disordini invece che di “garante della sicurezza”, appaiono gravi. La tensione era stata denunciata da settimane, e aveva già registrato una punta di particolare drammaticità con il tentato attentato (fine ottobre) della leader del Trinamool Congress Party, Mamta Banerjee, che da mesi sta cavalcando la protesta contadina. Stupisce la decisione di inviare migliaia di quadri con la missione di “espugnare”, con qualsiasi mezzo, un’area come Nandigram che già a Marzo era stata teatro di un massacro, che per tutti i mesi successive si era trovata arroccata in una situazione di semi-assedio e che dall’inizio del contenzioso un anno fa ha registrato 30 morti, un numero imprecisato di feriti, una quantità infinita di stupri, brutalità e violenza di ogni tipo, nonchè 25 000 rifugiati. E tanto più stupisce il progetto di “riconquistare” militarmente quell’area dopo che quel particolare progetto di SEZ (Special Economic Zone) era stato oltretutto cancellato. Ma come commentava ieri il canale indiano NDTV quella di ieri è stata una battaglia che dietro l’obiettivo del controllo “politico” denunciava l’irrecuperabilità di una situazione che vede ormai contrapposte le milizie naxalite, contro quelle del CPI-M.
giovedì 8 novembre 2007
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