sabato 2 febbraio 2008

IL CASO SINGUR AL PARLAMENTO ITALIANO: TUTTE LE INTERPELLANZE

SOMMARIO
1) Sen. Francesco Martone (febbraio 2007)
2) Dep. Gennaro Migliore (24 ottobre 2007)
3) Dep. Angelo Bonelli (9 novembre 2007)
4) Dep. Bonelli, De Zulueta, Francescato, Boato, Lion, Balducci, Cassola, Fundarò, Pellegrino, Camillo Piazza, Trepiccione e Zanella (15 novembre 2007)
-------

1) febbraio 2007

DA PARTE DEL SENATORE FRANCESCO MARTONE
INTERROGAZIONE PARLAMENTARE URGENTE A RISPOSTA SCRITTA

Al Ministro del Commercio Internazionale
Al Ministro dello Sviluppo economico
Al Ministro degli Affari Esteri

Premesso che,

Tata Motors Ltd. ha annunciato di aver accettato un'ulteriore offerta della Fiat nell’ambito di una partnership ripetutamente definita per entrambe le industrie strategica che prevede investimenti per oltre 900 milioni di dollari sul breve e lungo termine, e che include un rilevante contributo anche sulla produzione e realizzazione di utilitarie economiche da mettere sul mercato entro l’anno 2008. Nello specifico la Fiat e l'indiana Tata Motors hanno realizzato una joint venture 50-50 con la finalità di piena cooperasione in ambito automobilistico nelle aree sviluppo, componenti, acquisti delle materie prime e valorizzazione e distribuzione dei prodotti nei rispettivi mercati. Ulteriori accordi sono stati annunciati nel corso dei prossimi mesi. Fiat e Tata stanno inoltre discutendo cooperazioni commerciali e industriali in America Latina;

al riguardo l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne ha dichiarato: “L'intesa che abbiamo raggiunto con il Gruppo Tata rappresenta un altro passo nella nostra strategia di cercare accordi mirati per il settore auto, concretizzata in alleanze di successo con partner di assoluto rilievo”. Dal canto suo il presidente del Gruppo Tata e di Tata Motors, Ratan Tata, ha affermato: "Siamo molto contenti di poter discutere con il Gruppo Fiat le possibilità di cooperazione tra le due imprese. Fiat è un grande gruppo, stimato nel mondo, con una lunga presenza nella storia dell'automobile. Entrambe le società trarranno benefici da questa alleanza in termini di opportunità di sviluppare prodotti insieme, condividere piattaforme e moduli”. In relazione a questo accordo di partenariato e soprattutto sul progetto “low-cost-car”, che sta impegnando TATA Motors da almeno tre anni, la FIAT, forte di un’esperienza di parecchi decenn,i non potrà che contribuire in modo rilevante;

la località di Singur ( a 40 km da Kolkata, o Calcutta, area densamente popolata nello Stato del Bengala occidentale) è stata scelta per il mega impianto: ed è in fase di predisposizione un terreno di circa 1.200 acri, 700 dei quali andranno destinati all'edificazione dell'unità principale, mentre i restanti andranno adibiti per costruzioni ausiliari;

l’area prescelta per la realizzazione dell’impianto è un’area molto fertile, abitata da circa 22.000 persone che dall’agricoltura ricevono il loro unico sostentamento. Le misure di indennità previste andranno a beneficio solo di chi riesce a dimostrare di essere proprietario del terreno, escludendo le donne, così come i mezzadri (“barga”) e, ovviamente, i braccianti. A fare le spese di simili misure di requisizione sarà anche chi lavora per le attività indotte, come i piccoli artigiani e i piccoli commercianti;

nonostante queste considerazioni e forte di una legge (il “Land Requisition Act - 1894) promulgata durante l’occupazione britannica, nel primo week end di dicembre il governo del Left Front ha espropriato questi 1.000 acri a beneficio della Tata Corporation che su quegli stessi terreni, e nonostante l’opposizione di una larga percentuale di contadini, ha già iniziato a edificare la predetta fabbrica di utilitarie. Ovviamente basterebbe molto meno terreno, ma il resto serve alla speculazione edilizia; non a caso la Tata si è impuntata su quest’area così vicina a Calcutta;

numerose le violenze poliziesche registrate nell’arco di oltre due mesi contro i manifestanti, come denunciato nei primi di gennaio da un Documento di Amnesty International. Già in settembre, nel corso di manifestazioni che registrarono la morte di un abitante, il governo proibì qualsiasi pubblica riunione nella regione invocando la Sezione 144 del Codice penale indiano e limitando gli spostamenti da e per Singur;

nel primo weekend di dicembre, la polizia ha fatto nuovamente ricorso alla forza contro una manifestazione di proprietari contadini e lavoratori agricoli ed arrestò 65 abitanti. Il 4 dicembre, la polizia arrestò illegalmente la presidentessa del PBKMS, Anuradah Talwar (ed altri due attivisti), liberandola solo dopo 3 giorni, troppo tardi per permetterle di partecipare alla conferenza mondiale dei lavoratori agricoli dell’UITA, in corso a Madrid quella settimana, dove avrebbe dovuto rappresentare l’India;

rappresentanti sindacali di tutta l’India hanno visitato in più riprese Singur e dichiarato di appoggiare la lotta dei residenti. Tra essi le note scrittrici Mahasveta Devi e Arundhati Roy, l’economista John Dreze, e altri intellettuali. Sindacati e gruppi di attivisti della società civile hanno organizzato una giornata nazionale di solidarietà il 28 dicembre;

i contadini stanno opponendo una resistenza decisa. L’area è stata di fatto isolata e il governo cerca di non farvi arrivare nessuno che possa sostenere la lotta dei contadini. Tra le vittime della crescente violenza anche Tapasi Malik, una ragazza di 18 anni, organizzatrice del movimento dei contadini, che nella notte del 18 dicembre scorso è stata sequestrata, violentata in gruppo, strangolata e infine bruciata;

per dare massima visibilità alla protesta la leader del Partito Trinamool Mamta Banerjee ha sostenuto dai primi di dicembre un lungo sciopero della fame dichiarando di essere disposta a morire ma non di arrendersi all’illegalità di questa occupazione attuata con il ricorso ad un editto coloniale. “È una Guerra che lo stato ha dichiarato ai contadini dal 25 settembre” ha dichiarato più volte e anche di recente, reiterando il principio che lo sviluppo industriale non può affermarsi in conflitto con lo sviluppo dell’agricoltura, e richiamando di nuovo l’attenzione sui numerosi terreni non coltivati che potrebbero corrispondere ai requisiti delle industrie Tata. Per tutta risposta Tata Motors ha dichiarato anche di recente di non avere intenzione di negoziare;

il 12 gennaio il Governo del West Bengala ha pubblicato un rapporto di 372 pagine contenente i nomi dei 15.000 contadini che avrebbero acconsentito a vendere I loro terreni. Mamta Banerjee ha obiettato che molti dei nomi risultano ripetuti più volte – e molti dei nominati hanno denunciato le condizioni ‘coatte’, sotto minaccia, del loro consenso. Il 21 gennaio, nonostante la controversia fosse più che mai aperta, e nonostante il contratto di leasing con le autorità del West Bengala non risultasse neppure firmato, TATA ha deciso che il progetto denominato “low cost car” non poteva attendere e quindi di passare ai fatti. All’interno dell’area contestata ha celebrato quindi il cosiddetto “bhomi pooja”, rituale importante per l’India che esprime voti di buon auspicio per ogni impresa che sta per partire. Con ciò è stata sancita la proprietà TATA sui terreni e l’inizio della effettiva recinzione in muratura;

i disordini e la protesta non si sono tuttavia sedati e fino ad oggi gli scontri si sono ripetuti in tutta l’area raggiungendo anche il centro di Calcutta, con ripetuti episodi di violenza, numerosi feriti e un numero imprecisato di fermati.


Si chiede al Governo di svolgere approfondite verifiche circa i fatti sopra descritti e in particolare di valutare l’opportunità di mediare con le Industrie TATA Motots e con il governo del Bengala occidentale per l’immediata cessazione di ogni forma di abuso dei più elementari diritti umani, incluse requisizioni o espropri, che nulla hanno a che fare con una reale e modernamente accettabile concezione di sviluppo, ma che possono solo ritenersi la causa (e non l’effetto) delle gravissime tensioni che neppure l’applicazione di un decreto Sezione 144 contro le pubbliche manifestazioni è riuscito a sedare nell’arco di oltre due mesi, nelle aree agricole di Singur.
----

2) Dep. Gennaro Migliore (24 ottobre 2007)

GENNARO MIGLIORE.
Al Ministro degli affari esteri,
al Ministro del commercio internazionale,
al Ministro dello sviluppo economico.

Per sapere, premesso che:
il gruppo Tata e` il piu` grande conglomerato industriale in India. Tata Motors, la divisione auto e veicoli industriali, da tempo sta studiando lo sviluppo di una sua small-car a basso costo. Per l’industrializzazione e produzione di questa auto si e` scelto di costruire una nuova fabbrica nella regione di Singur, nel Bengala occidentale a circa 35 chilometri da Calcutta – Kolkata;

la popolazione, in particolare i contadini, si oppone alla cessione dell’area designata. Si tratta infatti di un terreno molto fertile destinato all’agricoltura;

il gruppo Tata e` costituito da 93 societa` in sette settori di attivita` ed impiega circa 220.000 dipendenti. Circa il 65 per cento della proprieta` del gruppo e` controllata dalla Fondazione Tata;

la Tata ha aderito volontariamente al « Global Compact ». Tata Steel, una delle divisioni della Tata, e` conosciuta come l’industria siderurgica con i piu` bassi costi produttivi al mondo. La stessa strategia e` oggi perseguita da Tata Motors, la divisione auto e veicoli industriali del Gruppo, che da tempo sta studiando lo sviluppo – insieme alla Fiat – di una sua small-car a basso costo. La nuova macchina sara` presentata al Salone di Delhi nel 2008;

l’accordo con Fiat risale al giugno 2006 e attualmente Ratan Tata, il presidente della Tata, siede nel consiglio di amministrazione del gruppo Fiat. Per l’industrializzazione e produzione di questa auto si e` scelto di costruire una nuova fabbrica nella regione di Singur, nel Bengala occidentale a circa 35 chilometri da Calcutta – Kolkata. L’area designata per la costruzione della fabbrica comprende terreni molto fertili che sono stati destinati all’agricoltura dopo la riforma agricola e la redistribuzione delle terre grazie ai « moti contadini » degli anni ’70. L’estensione del terreno e` di 1.000 acri, circa 400 ettari, divisi in lotti di varie dimensioni. La fertilita` del terreno permette dai 3 ai 5 raccolti annui. La requisizione del terreno avviene grazie all’applicazione di un editto coloniale del 1894 il Land Acquisition Act; anche il partito Comunista al governo del West Bengala si e` schierato a favore del progetto;

l’Alta Corte di Calcutta il 26 febbraio 2007 ha messo in dubbio la legalita` delle requisizioni e richiesto al governo del West Bengala di comprovare la volontarieta` della sottoscrizione dello sfratto da parte dei contadini;
il conflitto e` aumentato quando in localita` Nandigram, sempre nel West Bengala, 22.000 acri di terreno sono stati destinati al gruppo indonesiano SALIM e all’industria di proprieta` statale Industrial Development Corporation per la costruzione di un vasto insediamento petrolchimico; il governo del West Bengala ha pianificato la realizzazione di almeno altri sei progetti industriali in quell’area, definita SEZ – Special Economic Zone – che dovrebbe coprire un totale di 10.000 ettari;
a fronte di probabili 2.000 lavoratori assunti dalla fabbrica della Tata, 30.000 contadini hanno perso la terra, unica fonte di sussistenza;

il costo sociale delle requisizioni e` particolarmente alto per i bargadars, lavoratori a mezzadria;

gli oppositori al progetto, giustamente, fanno notare che lo sviluppo industriale non puo` affermarsi in conflitto con lo sviluppo dell’agricoltura. Richiamano inoltre l’attenzione sui numerosi terreni non coltivati che potrebbero corrispondere ai requisiti delle industrie Tata. Inoltre alcuni contadini negano di aver mai firmato il documento in cui cedevano le loro proprieta` al governo, altri dicono di essere stati minacciati per farlo e altri ancora ammettono di avere accettato in cambio della promessa di un lavoro in fabbrica. In ogni caso questi contadini non avevano scelta, in quanto la vecchia legge coloniale non prevede che si debba chiedere il permesso ai contadini prima di sfrattarli. I documenti di cessione servono per disciplinare i risarcimenti. Questi soldi pero` saranno elargiti solo a chi puo` dimostrare burocraticamente il possesso della terra, cioe` non tutti. E comunque la somma « rimborsata » dal Governo, circa 1.600 euro per ogni proprieta` , rappresenta un valore molto al di sotto del prezzo di mercato e non basta certo a garantire un futuro a intere famiglie che sopravvivono solo grazie alla terra;

il 25 settembre 2006 durante una protesta di massa, negli scontri con la polizia, viene ucciso un manifestante e molti sono i feriti;

nel dicembre 2006 inizia l’operazione di recinzione dell’area che viene attuata con l’uso della forza, attraverso l’impiego di 600 poliziotti e 1.200 agenti privati. Gli scontri si intensificano e dalle campagne raggiungono anche la citta` di Calcutta dove lo showroom Tata viene devastato. Mamta Banerjee comincia un lungo sciopero della fame in solidarieta` con la Banerjee e con i contadini di Singur. Si aggiungono alle proteste l’attivista Medha Patkar, oltre alle scrittrici Mahasveta Devi e Arundhati Roy, l’economista John Dreze e lo storico Sumit Sarkar. Il sindacato PBKMS, affiliato alla International Union of Food Workers, appoggia le proteste;

il 18 dicembre 2006 viene rinvenuto il corpo carbonizzato di una ragazza, Tapasi Malik, attivista del Krishjami Raksha Committee – Comitato per la difesa della Terra. La violenza viene vista come un’azione intimidatoria. Il clima di tensione sale con arresti nei giorni successivi;

nel gennaio 2007 il Centre for Science and Enviroment indirizza un’interrogazione al Governo di Delhi circa la dubbia qualita` ambientale del progetto low cost car;

il 6 gennaio 2007 gli scontri si spostano a Nandigram area dove e` prevista la costruzione di un vasto insediamento petrolchimico. La violenza raggiunge l’apice nella notte tra il6eil7gennaio con scontri tra squadre paramilitari e il fronte contadino. Il bilancio e` di 11 morti;

l’8 gennaio 2007 tutto il West Bengala entra in stato di « bandth » – sciopero generale e vengono arrestate 1.500 persone;
il 9 gennaio si tiene una manifestazione studentesca di appoggio ai contadini e contemporaneamente quattro bombe vengono fatte esplodere dentro i terreni gia` perimetrati da Tata. Nel tentativo di raggiungere l’area l’attivista Medha Patkar viene arrestata per la terza volta dall’inizio del conflitto;

il 12 gennaio 2007 il governo del West Bengala rende noto un documento di 372 pagine contenente i nomi dei 15.000 contadini che avrebbero consentito la vendita dei loro terreni. Gli oppositori al progetto contestano che l’elenco riguarda solo 464 acri su un totale di 997 acri delle requisizioni gia` effettuate. In questo elenco molti nomi vengono ripetuti piu` volte e alcuni avevano ricevuto minacce per dare il consenso;

il 21 gennaio 2007 la Tata inaugura l’inizio della costruzione della recinzione in muratura;

il 27-28 gennaio 2007 lo scontro riprende con un bilancio di 40 feriti e 1.000 fermi. Il Trinamool Congress Party denuncia la non trasparenza dell’accordo siglato dal Governo bengalese con la Tata;

il 2 febbraio 2007 la stampa indiana da` risalto alle conclusioni emerse da una Fact-Finding mission formata da una rosa di rispettati opinionisti e intellettuali. Da qui emerge che gli scontri e i gravi fatti verificatisi a Singur e poi a Nandigram sono da imputare al fatto che gli abitanti delle aree interessate non erano stati consultati. Vengono ribadite le ragioni di scetticismo circa un’industrial option che nelle passate esperienze non aveva garantito un soddisfacente assorbimento della popolazione. Vengono inoltre riconosciute le bassissime indennita` che solo in minima parte hanno compensato la perdita della terra;
nel marzo 2007 continuano le proteste e durante gli scontri si contano 14 morti a Nandigram, decine di feriti e denunce per violenze;

pochi giorni fa la leader indiana Medha Paktar si e` recata in Italia, invitata dall’Associazione « A Sud », per dare risalto internazionale alla campagna sulla violazione dei diritti umani in Singur e per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul ruolo giocato dal gruppo italiano FIAT nel progetto –:

se i Ministri interrogati non ritengano necessario avviare approfondite verifiche sulla situazione descritta in premessa;

se i ministri interrogati non ritengano opportuno valutare l’opportunita` di mediare con la Tata Motors e con il governo del Bengala per l’immediata cessazione di ogni forma di abuso dei piu` elementari diritti umani, incluse requisizioni ed espropri, che nulla hanno a che fare con una reale e accettabile concezione di sviluppo.

(4-05394) XV LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 24 OTTOBRE 2007
-----

3) Dep. Angelo Bonelli (Notizia del 9 novembre 2007)

Interrogazione al Ministro Massimo D’Alema di Angelo BONELLI

“SOLIDARIETA' A MEDHA PATKAR, ATTIVISTA INDIANA”

COMUNICATO STAMPA

INTERROGAZIONE DEL VERDE BONELLI PER AGGRESSIONE ALL’ATTIVISTA INDIANA MEDHA PATKAR

"Si batte a fianco delle comunità locali contro le multinazionali: D'Alema chieda tutele alle autorità indiane"

Roma, 9 nov. - Il presidente dei Deputati Verdi, Angelo Bonelli, esprime solidarietà all'attivista indiana Medha Patkar, invitata recentemente in Italia dalla Ong A Sud per l' inaugurazione del Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali dei Sud del mondo, aggredita ieri mentre cercava di raggiungere la zona di Nandigram, nel West Bengala, dove da mesi è in corso un drammatico conflitto che vede protagoniste le comunità locali.

Bonelli ha presentato una interrogazione al ministro D'Alema per chiedere di vigilare sulla agibilità degli ecopacifisti in una zona particolarmente soggetta a gravi tensioni: "all'origine delle proteste - spiega Bonelli - ci sono i 20.000 acri di terra che erano stati destinati dall'amministrazione del Bengala Occidentale al colosso petrolchimico indonesiano Salim. Le proteste e le resistenze delle comunità locali nell'area di Nandigram sono aumentate dopo gli scontri scoppiati intorno alle aree agricole di Singur, dove 1000 acri di terra sono stati requisiti per fare spazio agli impianti Tata Motors per la produzione della "low cost car", nell'ambito dell'articolata Joint Venture con l'italiana Fiat.

In queste ore molti attivisti stanno bloccando l'autostrada che porta a Nandigram e gli scontri non accennano a diminuire. - Medha Patkar - aggiunge - è stata aggredita dagli attivisti del Partito Comunista Marxista, al governo del West Bengala - in una località chiamata Kapaseberia, lungo la strada per Nandigram. Spero che il ministro degli Esteri raccolga la mia sollecitazione ad intervenire presso le autorità indiane per chiedere garanzie e tutele per gli attivisti come Medha Patkar, da sempre a fianco della resistenza delle comunità locali che chiedono il rispetto dei propri diritti".
----

4) Dep. Bonelli, De Zulueta, Francescato, Boato, Lion, Balducci, Cassola, Fundarò, Pellegrino, Camillo Piazza, Trepiccione e Zanella (15 novembre 2007)

RESOCONTO SEDUTA n. 243 CAMERA DEI DEPUTATI 15/11/2007

Inizio contenuto Allegato B

Al Ministro degli affari esteri. -

Per sapere, premesso che:

l'attivista indiana Medha Patkar, invitata recentemente in Italia da «A Sud» un'associazione nata nel 2003 per affiancare i movimenti sociali e indigeni del Sud del mondo attraverso progetti di cooperazione internazionale, in occasione dell'inaugurazione del Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali del sud del mondo, è stata aggredita la mattina dell'8 novembre mentre cercava di raggiungere la zona di Nandigram, nel West Bengala, dove da mesi è in corso un drammatico conflitto sociale;

all'origine delle proteste della popolazione locale, come ricordato tra l'altro da Daniela Bezzi nell'articolo «Bengala Occidentale: a Nandigram come nel Far West» pubblicato nel sito http:/www.asud.net/news, vi è la questione di oltre 20.000 acri di terra, destinati l'anno scorso dall'amministrazione del Bengala Occidentale al colosso petrolchimico indonesiano Salim senza il consenso della popolazione contadina. La resistenza nell'area di Nandigram si era fatta l'anno scorso particolarmente compatta dopo la stagione di turbolenze scoppiate intorno alle aree agricole di Singur, dove 1.000 acri di terreno erano stati autoritariamente requisiti (2 dicembre 2006) per fare spazio agli impianti Tata Motors per la produzione della low cost car, nell'ambito dell'articolata Joint Venture con la nostra Fiat. L'inflessibilità del Governatore del Bengala Occidentale, a fronte di indennità decisamente inferiori ai prezzi di mercato della terra (oltretutto in vivacissima e continua crescita in tutta l'India) non era riuscita a vincere la riluttanza del 50 per cento dei proprietari alimentando una protesta che con diversa intensità e con dinamiche diverse, non si è mai placata;

nella notte tra il 5 e il 6 novembre l'attivista Medha Patkar diramò un drammatico messaggio nel quale lanciava l'allarme sul precipitare della situazione esprimendo: «fortissima preoccupazione circa una situazione di vera e propria guerra che minaccia di esplodere da un momento all'altro. Sono infatti migliaia i quadri CPM (Partito Comunista Marxista) che hanno circondato Nandigram da almeno tre versanti. Dai loro megafoni hanno fatto sapere che intendono riconquistare la zona (...). La presenza e il sostegno a questo attacco da parte di numerosi Ufficiali di Polizia di grado superiore, qualifica la posizione «politica» del Governo del Bengala Occidentale...»;

nello stesso appello spiegava che la situazione rischiava di diventare ingestibile, che molte vite erano già state sacrificate e che «la popolazione di Nandigram rivendica il diritto di autodifesa e sopravvivenza ed è decisa a resistere con qualunque mezzo disponibile. Abbiamo ragione di temere che tutto questo degeneri in un massacro senza precedenti, poiché non vediamo alcuna volontà da parte del Governo del Bengala Occidentale di fermare questa violenza» e chiedeva pertanto un intervento del governo centrale per porre fine a questa guerra emergente ed una mobilitazione internazionale in tal senso;
due giorni dopo Medha Patkar è stata aggredita dagli attivisti del CPI(M) - Partito Comunista Marxista, al governo del West Bengala - a Kapaseberia, nel distretto dell'East Midnapore, lungo la strada per Nandigram;

secondo quanto riporta il sito della citata associazione Medha Patkar raggiunta al telefono dopo l'accaduto avrebbe infatti affermato che: «C'erano uomini del CPI(M) che portavano bandiere rosse. Hanno bloccato la mia macchina e altri veicoli che andavano con me a Nandigram. Mi hanno ferita al viso. Hanno provato a tirarmi i capelli per trascinarmi fuori dalla macchina»;
lo scontro sociale in atto non accenna a diminuire. Secondo il gruppo anti-SEZ (Special Economic Zones) coinvolto negli scontri, la guerra tra CPI-M e i lavoratori del Trinamool ha causato fino ad oggi 5 morti, dozzine di feriti e lasciato migliaia di persone senza casa. Tutte le strade della città sono ora bloccate -:

quali misure intenda intraprendere il Governo italiano per facilitare l'interruzione dello stato d'assedio dichiarato dall'Amministrazione del Bengala occidentale nelle aree circostanti Nandigram, dove uomini, donne e bambini che stanno disperatamente resistendo al massacro di un intero territorio e affermando il loro diritto alla terra e alla sussistenza, vivono in condizioni di vero e proprio strangolamento; e in particolare se non si reputi di dover urgentemente porre in essere tutte le possibili azioni diplomatiche nei confronti del Governo Indiano e del Bengala Occidentale atte a facilitare un processo di conciliazione.
(4-05646)

Nessun commento: